Come si chiama? Quando è nato e dove? Mi chiamo Feim Bytyqi, e sono nato il 30 novembre 1968 in
Kosovo, precisamente a Suharekë.
Qual’era
la sua età quando è successa la guerra? Avevo 29 anni quando è iniziata la guerra ero ancora
abbastanza giovane, avevo ancora tutta la vita davanti, possiamo dire però che
questa guerra mi ha aiutato a crescere, penso ormai di avere un animo
pacifista, non voglio che tutto quello che ho passato capiti anche agli altri.
Quali sono i ricordi della guerra?
I ricordi che mi sono rimasti impressi di più sono
quando ci hanno buttato fuori casa e l’hanno bruciata, è stato straziante
vedere la mia casa, e tutti i miei ricordi bruciare e scomparire in nuvole di
cenere nere come la rabbia che avevo in corpo, l’unica cosa che però non sono
riusciti a bruciare era la mia voglia di vivere, avrei lottato fino all’ultimo
respiro per rimanere in vita, avevo paura questo è certo, ero giovane e non
concepivo come potesse esserci una cosa così crudele, ma purtroppo era la
realtà,un altro ricordo che mi è rimasto impresso indelebilmente nella mia
mente è quando volevano uccidere mio padre davanti a tutta la mia famiglia, noi
però, per non far si che succedesse veramente questo,abbiamo dato dei
soldi e anelli d’oro in modo tale che non lo uccidessero, non avrei mai
accettato che uno della mia famiglia morisse, tantomeno davanti ai miei occhi,
sono molto affezionato a mio padre, quindi vederlo in pericolo fu come ricevere una coltellata in
pieno petto, è là, che la mia voglia di vivere vacillò inesorabilmente, mi
sarei sacrificato per lui, mi sarei sacrificato per ogni membro della mia
famiglia senza pensarci due volte, fortunatamente ci chiesero dei soldi, così riuscimmo
a riavere nostro padre, anche se mi fa davvero schifo pensare che la vita di
mio padre per i serbi avesse lo stesso peso di qualche soldo e qualche
gioiello.
Qual è l’episodio che le è rimasto impresso?
L’episodio che mi è rimasto più impresso e che spero
non succeda mai più è quando avevano preso dei bambini e gli hanno uccisi
davanti ai miei occhi, e li hanno buttati in una buca profonda scavata sulla
terra, ho ringraziato Allah per non essere finito come loro, e ho pregato
affinché non succedesse anche ai membri della mia famiglia, speravo inoltre che
la morte di quei piccoli bambini innocenti fosse stata il più indolore
possibile, in quella frazione di secondo pensai a tutte le cose che avevo fatto
da piccolo, tutte cose che loro non avrebbero mai fatto.
E’ stato vittima di qualche attacco?
No, fortunatamente non sono stato vittima
personalmente di attacchi, ma come ho detto prima hanno quasi ucciso mio padre,
e hanno ucciso anche dei bambini innocenti, cosa che mi ha molto scosso.
Ha perso qualcuno della sua famiglia? Se sì, quante
persone?
Sì, ho perso mio cugino, che aveva la mia stessa
età, avevo sperato che nessuno della mia famiglia venisse ucciso, ma alla fine
i serbi riuscirono a uccidere mio cugino, avevo molta paura che la stessa cosa
potesse succedere a me o comunque ad altri membri della mia famiglia, furono
giorni strazianti, ogni giorno passava lentamente, l’ansia era quasi
insopportabile, penso che non avrei retto un’altra perdita, e fortunatamente le
persone a cui tenevo furono risparmiate da morte.
Qual era il pensiero comune della gente?
Penso che tutta la gente non vedesse l’ora che
finisse la guerra e speravamo tutti di non perdere nessuno dei nostri
familiari, anche se purtroppo molta gente rimase da sola, perse molti familiari
se non tutti, e io avevo paura che potesse accadere anche a me, non avrei mai
sopportato di perdere tutta la mia famiglia e rimanere da solo, penso che non
avrei retto.
Quando se n’è andato dal suo paese?
Io sono andato via dal mio paese il 3 Maggio 1999,
più o meno 7-8 mesi dopo che è iniziata la guerra, e anche se fu molto
difficile lasciare la mia terra, fui felice di andarmene, ma mi ripromisi di
ritornarci un giorno, quanto tutto sarebbe finito.
E’ più tornato nel suo paese d’origine? Se sì quali
sentimenti ha provato?
Io con mia moglie e i miei figli ci torniamo almeno
2 volte all’anno nel mio paese. Però la prima volta che ci sono tornato è stato
3 anni dopo la guerra e io ero personalmente felice ed emozionato, perché
ricordavo tutto quello che era successo e ovviamente anche perché ho visto i
miei parenti che stavano bene, mi aveva sempre tormentato il pensiero che i
miei parenti non ce l’avrebbero fatta, ma ho sempre pregato perché rimanessero
in vita, e alla fine con mia immensa gioia costatai che tutti stavano bene, con
immagini orribili indelebili nella mente, ma almeno erano sani e salvi.
Ne parla spesso di questi episodi?
Non ne parlo quasi mai, perché è uno dei momenti o
forse il periodo più brutto della mia vita, preferisco non pensarci.
Come ha fatto a riprendere la vita dopo quello che
ha passato?
Ovviamente è stato molto difficile, ma dopo che sono
scappato dal Kosovo per arrivare in Italia era tutto più bello, perché io e mia
moglie, dato che avevamo due figli, uno di 2 e l’altro di 3 anni, abbiamo fatto
il massimo per far avere a loro una vita diversa da quella che abbiamo passato
noi, cascasse il mondo avremmo fatto qualunque cosa per dare una vita migliore
ai nostri figli, è anche per questo che non parlo mai degli episodi che ho
vissuto, non voglio che i miei figli sappiano a quanto può arrivare la
cattiveria di un uomo, ma adesso che sono diventati grandi, devono sapere, e
devono capire che tutto quello che è successo è terribilmente sbagliato, è
anche per questo che ho accettato di parlarne.